La tradizione e la storia di Yamaha nel mondo delle corse parlano da se, una casa che &egrave; riuscita a vincere tanto ed in tutte le competizioni motoristiche. Una su tutte il motomondiale, dove ha collezionato 37 titoli mondiali costruttori tra tutte le classi, 39 titoli mondiali piloti (sorpassata la MV Agusta grazie alla vittoria di Quartararo nella passata stagione), per un totale di 514 GP vinti, seconda solo alla Honda e davanti all&#39;Aprilia. Nelle derivate di serie la storia &egrave; leggermente diversa e meno vincente, con due titoli mondiali vinti: il primo nel 2009 ed il secondo nel 2021 con Toprak Razgatlioglu, che per&ograve;, pu&ograve; aprire un ciclo vincente in sella alla sua R1.   Non c&#39;&egrave; solo l&#39;asfalto per&ograve; nella storia trionfante della casa di Iwata, protagonista anche nel fuoristrada, avendo vinto nell&#39;Enduro, nella Dakar e nel Motocross, dove con Stefan Everts e Antonio Cairoli ha segnato un&#39;epoca.&nbsp;Sono tanti i modelli che nel tempo sono diventati iconici a tal punto da entrare nel mito, come ad esempio la M1 di Valentino Rossi, o ancora, la Yamaha YZR500 OW20 di Giacomo Agostini o il Super T&eacute;n&eacute;r&eacute; con la quale Edi Orioli vinse la Dakar del 1996.  &nbsp;  Gli albori Yamaha, il primo titolo nel motomondiale: la RD56     L&#39;esordio della moto di Iwata avvenne nel 1961 in 125 e 250, mentre si dovette aspettare il 1964 per cogliere il primo iride, conquistato grazie a Phil Read che port&ograve; la RD56 in vetta nella classe 250 davanti a Jim Redman sulla Honda. La RD56 250cc a due tempi era dotata di due cilindri 56x50mm, valvole a disco e una potenza di 47 CV a 11.000 giri / min,&nbsp; mentre il telaio invece era basato su quello della Norton Featherbed. Phil Read domin&ograve; la stagione del 1964 vincendo 5 gare su 11, mostrando uno strapotere tecnico confermato anche l&#39;anno dopo.  &nbsp;  Il primo trionfo in 500, la YZR 500 OW20 e le imprese di Giacomo Agostini     La prima Yamaha a vincere nella top class fu quella di Giacomo Agostini nel 1975, stagione che consegn&ograve; al fenomeno italiano il quindicesimo titolo iridato e alla casa di Iwata l&#39;approdo tra i grandi della 500. Capendo l&#39;importanza e la maggiore efficacia che i motori a 2 tempi stavano iniziando ad avere, Agostini accett&ograve; la sfida portata avanti dalla casa giapponese che gi&agrave; da qualche anno stava provando a sottrarlo alla MV Agusta. L&#39;impatto di &quot;Ago&quot; fu vincente sin dalla prima competizione del binomio, e per l&#39;occasione, il palcoscenico fu la prestigiosa gara di Daytona, la 200 miglia. La stampa americana non perse modo per sminuire il pilota italiano definendolo troppo &quot;soft&quot; per le gare americane a favore del giovane idolo di casa e promettente, Kenny Roberts, che dal canto suo non miglior&ograve; le cose dichiarando pi&ugrave; volte la sua convinzione nel poter battere l&#39;allora 13 volte iridato.&nbsp;  Agostini per&ograve;, con il suo metodo di lavoro meticoloso e attento ad ogni dettaglio, studi&ograve; ogni cosa per poter essere performante in gara e vinse tenendo un ritmo inarrivabile per gli sia dal punto di vista tecnico che fisico. A fine gara Roberts, compagno di marca e futuro campione del mondo della 500 con Yamaha, dichiar&ograve;: &quot;Non posso credere che Agostini sia un essere umano&quot;. In sella alla sua YZR 500 OW20, Agostini vinse l&#39;anno dopo in 500 il suo ultimo mondiale davanti al rivale Phil Read, su MV Agusta.  &nbsp;  Arriva il marziano, una moto divenuta cult     Le Yamaha OW35 e OW48 furono le moto con le quali Kenny Roberts conquist&ograve; tre titoli mondiali dal 1978 al 1980. Un binomio divenuto leggenda sia per l&#39;impatto da subito vincente del fenomeno americano, che in sella alla moto di Iwata affin&ograve; lo stile di guida visto per la prima volta con Jarno Sarineen e che segn&ograve; l&#39;approccio alla moto negli anni avvenire, ovvero l&#39;esposizione del busto in curva e il ginocchio al limite dell&#39;asfalto, ma anche per la colorazione giallo e nera, entrata nella storia del motomondiale, per estetica e stile. A livello tecnico furono messe le basi che contraddistinguono ancora oggi la moto giapponese, passando da un telaio in tubi tondi di acciaio ad uno in tubi quadri di lega leggera, per cercare di avere maggiore guidabilit&agrave; ed esaltare le doti del &quot;marziano&quot;.  &nbsp;  Con Wayne Rainey l&#39;ultimo trionfo in 500&nbsp;     L&#39;ultima YZR 500 vincente per la casa giapponese &egrave; stata quella di Wayne Rainey, campione della classe regina per tre anni di fila dal 1990 al 1992. La moto, la 0WC1, diretta discendente di quella di Kenny Roberts, fu migliorata nel motore e port&ograve; novit&agrave; tecniche rilevanti come i dischi in carbonio, ma anche un primo accenno di telemetria;&nbsp;tutti fattori che contribuirono a renderla il riferimento della classe. I tecnici Yamaha cercarono di ottenere un bilanciamento migliore tra telaio e motore, con quest&#39;ultimo che fu portato a 170cv, conservando una ciclistica che permetteva al pilota americano di esprimersi al meglio attraverso la sua guida scorrevole e pulita.  &nbsp;  Yamaha M1 2004, Rossi e la moto entrata nella leggenda     Nel 2003 la Yamaha comp&igrave; una rivoluzione tecnica ed ideologica cercando di riportarsi ai vertici del motomondiale dopo svariati anni di scarsi risultati, in cui, la diretta e storica rivale, la Honda, stava dominando in lungo ed in largo. Dal 1992 (anno in cui Wayne Rainey regal&ograve; l&#39;ultimo titolo iridato della &quot;500&quot; alla casa di Iwata) al 2003, la moto giapponese non ottenne risultati di rilievo, per la quale dovette aspettare il 2004 con l&#39;arrivo di Valentino Rossi e un&#39;evoluzione del metodo di lavoro che negli ultimi anni stava diventando un punto debole. La M1 prese il posto della Yamaha YZR 500 e inizi&ograve; ad essere sviluppata nel 2001 da Max Biaggi e John Kocinski, ma fu solo con l&#39;arrivo del &quot;46&quot; che la moto riusc&igrave; a vincere formando un binomio diventato leggenda per l&#39;epicit&agrave; delle vittorie ottenute. Sin dalla prima stagione, la M1 ha presentato un Dna che tutt&#39;ora la contraddistingue, puntando sul telaio e sulla manegevolezza, una ciclistica che compensa un motore (4 cilindri in linea) che non &egrave; mai stato particolarmente potente. La M1 del 2004 invert&igrave; il trend delle stagioni precedenti della Yamaha, formando la base per gli anni avvenire, che ha poi prodotto un totale di 8 titoli piloti: 4 con Valentino Rossi, 3 con Jorge Lorenzo e 1 con Fabio Quartararo; 5 titoli costruttori e 122 vittorie: 56 con Rossi, 44 con Lorenzo, 8 con Quartararo e Vinales, 3 con Morbidelli, 2 con Biaggi e 1 con Spies.&nbsp;  &nbsp;  Con Spies e Razgatliogliu i titoli in Superbike     Il 2021 &egrave; stato l&#39;anno della casa di Iwata, vittoriosa sia nel motomondiale con Fabio Quartararo sia nelle derivate di serie con Toprak Razgatlioglu, che ha regalato il secondo titolo mondiale Superbike alla Yamaha, che aveva vinto solo un&#39;altra volta, nel 2009 con Ben Spies con la YZR-R1. La moto, figlia soprattutto negli ultimi anni di una continua condivisione di dati e sviluppo con la &quot;sorella&quot; tra i prototipi, la YZR-R1, &egrave; riuscita ha interrompere il dominio di Jonathan Rea e la Kawasaki, padroni incontrastati degli ultimi 6 anni. La YZF-R1 2020 e 2021 si ispira come detto alla M1, ad esempio in alcune parti aereodinamiche come il cupolino, negli ultimi due anni maggiormente arrotondato, ma anche nella ciclistica, da sempre punto di forza di Yamaha, e nell&#39;elettronica, ormai sempre pi&ugrave; fattore imprescindibile tanto nelle derivate di serie quanto nei prototipi.  &nbsp;     La R6, regina incotrastata nella Supersport e vincente anche nel Tourist Trophy     La YZF-R6 &egrave; senz&#39;altro una delle moto pi&ugrave; iconiche e cult tra i modelli Yamaha, nonch&egrave; una delle pi&ugrave; vendute. Lanciata sul mercato per la prima volta nel 1999, sin da subito &egrave; riuscita a cogliere risultati importanti nelle corse, specialmente in Supersport 600 dove &egrave; tra le moto pi&ugrave; vincenti della categoria dall&#39;alto dei suoi 9 titoli mondiali piloti; il primo nel 2000 con Jorg Teuchert seguito poi da Cal Crutchlow nel 2009, Chaz Davies nel 2011, Sam Lowes nel 2013 e dal 2017 al 2021 con Mahias, Cortese, Krummenacher, Locatelli e Aegerter. Da evidenziare anche la vittoria nel 2017 della categoria Supersport nel prestigioso Tourist Trophy, con Michael Dunlop.  &nbsp;  Regina del cross con Everts e Cairoli     La fortuna di una casa &egrave; prodotta sia dal livello tecnico della moto ma anche dalla caratura dei piloti, e nel motocross la Yamaha &egrave; stata, in questo senso, privilegiata, avendo avuto in sella alla propria moto i due piloti forse pi&ugrave; forti e rappresentativi: Antonio Cairoli e Stefan Everts. In sella alla YZF 450 il pilota italiano ha vinto il primo titolo in MXGP nel 2009 prima di passare in KTM, mentre il campione belga ha trionfato 4 volte consecutivamente dal 2003 al 2006. La moto giapponese &egrave; stata protagonista del cross per tanti anni, ma l&#39;ultimo titolo risale al 2015 con Febvre, nel 2022 tenter&agrave; di riprendersi lo scettro con Seewer, Coldenhoff e Renaux.  &nbsp;  La Dakar e il Super T&eacute;n&eacute;r&eacute;     La XTZ (750 e 850) fu progettata con lo scopo di vincere la Dakar , obiettivo raggiunto per ben 6 volte in 7 anni, dal 1991 al 1998, nel 1996 con Edi Orioli in sella, primo italiano di sempre a vincere la competizione. La moto &egrave; meglio conosciuta come &quot;Super T&eacute;n&eacute;r&eacute;&quot;, prendendo il nome dalla tappa del deserto T&eacute;n&eacute;r&eacute; dell&#39;ex Parigi-Dakar del nord-est del Niger e fu inoltre, la risposta della casa di Iwata all&#39;Africa Twin della Honda. Le ripetute vittorie nella Dakar generarono un forte impulso anche sul mercato, dove il T&eacute;n&eacute;r&eacute; ebbe un grande successo, divenendo una moto da gran turismo per lunghi viaggi, non perdendo l&#39;attitudine al fuoristrada.  &nbsp;  L&#39;enduro e la Yamaha WR     Nel mondo dell&#39;Enduro, la Yamaha si &egrave; messa in evidenza con la WR, in particolare con la 450F, che ciclisticamente ha condiviso molti componenti tecnici e di design con la YZ400F del cross. Una moto che ha fatto epoca sia nelle corse, con la vittoria nel 2004 del titolo mondiale di Stefan Merriman, sia nel mercato, tra le scelte preferite tra i giovani rider che si approcciano al mondo del fuoristrada.  MotoGP, Rossi ammette: &quot;Avevo gi&agrave; pensato al ritiro nel 2019&quot; 

<p>La casa dei tre diapason vanta una storia autorevole nelle competizioni, avendo corso e vinto in tutti i campionati in cui ha partecipato, dal fuoristrada fino alle gare su asfalto. Ecco le 10 moto pi&ugrave; iconiche della sua storia</p> 

Dalla Yamaha M1 al Super T&eacute;n&eacute;r&eacute;: i 10 modelli pi&ugrave; iconici della casa di Iwata

        Sono passati ben 25 anni da quando &egrave; iniziato il rapporto di collaborazione fra Yamaha Motor Europe e Michele Rinaldi. Un sodalizio che in numerose occasioni ha consentito al team ufficiale Yamaha di dominare nel Mondiale motocross. Nel 1984 Rinaldi vinse il titolo di campione mondiale nella classe 125cc: fu il primo italiano a trionfare nel motocross dall'inizio delle competizioni, sotto l'egida della FIM, nel 1957. Grazie ai propri successi, Rinaldi &egrave; immediatamente diventato un punto di riferimento per gli appassionati italiani del tassello. La sua stella, in seguito, ha acquisito maggior splendore per via del suo importante ruolo di team manager e team principal, ma anche di partner tecnico e responsabile dello sviluppo, per Yamaha. Il rapporto con la Casa di Iwata ebbe inizio alla fine del 1991 e port&ograve; fin da subito gloriosi successi grazie ai due piloti americani Donny Schmit (Mondiale 1992) e Bobby Moore (Mondiale 1994), tra i soli sette piloti a stelle e strisce in grado di guadagnarsi la corona di campioni del mondo. I capitoli della storia Yamaha-Rinaldi hanno visto l'evoluzione del mondiale dalle classi 125, 250 e 500 a MX2 e MX1 e poi MXGP, il passaggio dei mezzi dai due ai quattro tempi, il debutto della YZ400F ed alcuni importanti progressi in termini di sviluppo per la gamma Yamaha YZ. La fase pi&ugrave; memorabile &egrave; forse quella che testimonia il sodalizio con il crossista belga Stefan Everts. Una collaborazione che ha portato a ben sei vittorie consecutive &ndash; dal 2001 al 2006 &ndash; nel Campionato Mondial, in etre diverse categorie, con la rivoluzionaria YZ450FM. Indossando la divisa blu del team Yamaha/Rinaldi, Everts si &egrave; distinto anche per aver corso nel 2003 con tre diversi mezzi Yamaha in altrettante classi nello stesso giorno e per aver vinto ben 15 round su 16 nel 2006, per un totale di 101 vittorie in GP. &nbsp;"Abbiamo scelto di mettere i piloti stessi al centro del nostro progetto" dichiara Michele Rinaldi, che oggi ha 57 anni. &ldquo;Iniziamo a lavorare, li lasciamo provare e poi decidere. In seguito produciamo le componenti e siamo pronti per cominciare la stagione. Non siamo soliti a dire &lsquo;ecco la tua moto per i GP, usala perch&eacute; i piloti che l'hanno gi&agrave; guidata ci hanno detto che ha una buona affidabilit&agrave;&rsquo;. Partiamo direttamente dalle moto di serie.  &ldquo;Non cerchiamo mai di "spingere" componenti GP o parti speciali realizzate da noi stessi&rdquo;, aggiunge Rinaldi. &ldquo;Nei mesi di ottobre e novembre li lasciamo guidare, provare e giudicare con pazienza e siamo sempre pronti ad effettuare modifiche anche a febbraio, marzo e aprile, quando arrivano i risultati. &Egrave; solo una questione di esperienza. Consideriamo il pilota come l'elemento pi&ugrave; importante per le competizioni. Solo dopo vengono il team, lo staff ed i materiali&rdquo;. Nella storica sede di Langhirano, a Parma, Rinaldi ha vinto anche contro il tempo mantenendo una posizione di rilievo al vertice del MXGP grazie alla determinazione del suo fedele staff. Ne fanno parte figure come quelle di Massimo &lsquo;Mino&rsquo; Raspanti, con un passato da meccanico e da guida del team Racing da quando Carlo, fratello di Michele, ha rinunciato al ruolo dieci anni fa, e Giovanni Pelizza, Assistant Team Manager che ha trascorso diversi anni della sua vita all'interno dell'organizzazione Rinaldi. Oltre alla struttura e al personale tecnico, Rinaldi ha potuto contare sulla capacit&agrave; e sulla fiducia del fratello Carlo, importante figura-chiave che agisce dietro le quinte, e sui rapporti con i partner tecnici come Luca, suo secondo fratello e responsabile della logistica a Langhirano. "Tenere tutto in equilibrio, per un lungo periodo, non &egrave; facile, ma ho passato molto tempo a parlare a confrontarmi con il mio staff&rdquo;, spiega Michele Rinaldi. &ldquo;&Egrave; un team, ma anche una famiglia. Sono consapevole e preparato al fatto che, a volte, i meccanici cambiano team per seguire i piloti. &Egrave; necessario che ci sia una reciproca comprensione. Il gruppo &egrave; unito da tanto tempo. Mi piace mantenere le persone che ne fanno parte motivate e desiderose di continuare a farvi parte. Alcune volte dobbiamo parlare di pi&ugrave;, altre di meno. Alcuni momenti richiedono pi&ugrave; attenzione, altri meno. Non voglio effettuare cambi, perch&eacute; mi piacciono le persone che sanno lavorare bene.&rdquo;&nbsp;  &ldquo;I miei fratelli sono qui perch&eacute;, nel loro lavoro, sono i migliori. Non perch&eacute; "devono" stare qui e hanno bisogno di qualcosa da fare. Niente affatto. Sono abbastanza rigido su questo punto. La priorit&agrave; &egrave; la Casa costruttrice". Tra i successi, la vittoria delle ultime due edizioni del Motocross delle Nazioni con il campione mondiale MXGP 2015 Romain Febvre. &ldquo;Sono orgoglioso di avere trascorso insieme tutto questo tempo, attraverso momenti buoni e meno buoni", dice Michele riguardo alla sua storia con Yamaha. "Anche in occasione di circostanze difficili, come quelle legate alla crisi economica, non ci siamo n&eacute; fermati n&eacute; arresi.Il mio obiettivo principale &egrave; quello di soddisfare le esigenze della Casa con ci&ograve; che forniamo ed offriamo&rdquo;.  &ldquo;Sembra che 25 anni siano davvero volati. Il rapporto tra Michele, insieme al suo team, e Yamaha non avrebbe potuto essere pi&ugrave; entusiasmante e proficuo&rdquo;, afferma Eric de Seynes, Chief Operating Officer di Yamaha Motor Europe. &ldquo;Michele ha infatti contribuito a formare delle autentiche leggende Yamaha Racing. Anche la sua influenza sull'evoluzione della gamma YZ non pu&ograve; e non deve essere sottovalutata o ignorata. &Egrave; un ambasciatore di Casa Iwata e un baluardo del Mondiale Motocross FIM. Non avremmo potuto desiderare di avere un partner migliore di lui. Spero che, negli anni a venire, continui ad indossare il nostro inconfondibile colore Blu Racing.&rdquo;  &ldquo;Per la mia generazione, vedere Stefan Everts guidare e vincere &egrave; stato assolutamente incredibile&rdquo;, commenta Erik Eggens, MX Manager di Yamaha Motor Europe. &ldquo;Penso anche che si debba riconoscere a Michele e al suo team il merito di aver conquistato innumerevoli successi tramite l&rsquo;utilizzo di diversi modelli appartenenti alla famiglia YZ. Hanno saputo eccellere con un pilota dell'esperienza di Stefan, ma hanno anche piazzato in cima alle classifiche mondiali due debuttanti come David Philippaerts e Romain Febvre e, negli ultimi dieci anni, sono quasi riusciti a fare lo stesso con Josh Coppins e Jeremy Van Horebeek. Il lavoro di Michele &egrave; qualcosa di cui tutti in Yamaha, e per chiunque ami il brand, possono essere orgogliosi.&rdquo;  Il Monster Energy Yamaha Factory Team parteciper&agrave; nel 2017 al mondiale Motocross MXGP - con Romain Febvre e Jeremy Van Horebeek. Il primo round si terr&agrave; a Losail, per il Gran premio del Qatar, il 25 febbraio. Per Michele Rinaldi, sar&agrave; la 26&deg; stagione in collaborazione con Yamaha.       

<p>La Casa di Iwata e Michele Rinaldi hanno festeggiato l'anniversario della partnership che li vede spesso dominatori del mondiale motocross</p>

Yamaha e Rinaldi: 25 anni di successi

            La Prova              Le gira la testa      In Yamaha hanno del coraggio, soprattutto nel settore del cross. Lo hanno dimostrato anche in passato, puntando prima sulla soluzione del monoammortizzatore e poi, nel 1998, realizzando la YZ400F quattro tempi in un periodo nel quale era ancora il due tempi a farla da padrone. Dopo l&rsquo;aumento delle prestazioni dei motori e delle riduzioni del peso dei veicoli, stupire sembrava impossibile. Yamaha, invece, c&rsquo;&egrave; riuscita ancora una volta, stravolgendo il classico schema tecnico usato fino a oggi nel cross. La YZ450F 2010 ha tagliato nettamente i ponti con il passato e non lo ha fatto perch&eacute; voleva fare parlare di s&eacute;, ma perch&eacute; i tecnici giapponesi hanno realmente trovato una soluzione efficace oltre che innovativa. La nuova YZ450F, insomma, &egrave; una di quelle rare moto che danno il via a un salto generazionale. Motore a quattro valvole, iniezione elettronica e telaio perimetrale in alluminio. Il top della tecnologia attualmente disponibile ma nulla di innovativo. Cos&rsquo;&egrave;, quindi, che rende questa Yamaha unica? Per la prima volta su un mezzo di grande serie da fuoristrada si &egrave; letteralmente girata la testata: l&rsquo;aspirazione, infatti, si trova nella zona fino a oggi occupata dall&rsquo;uscita di scarico, il posto del serbatoio &egrave; stato preso dalla cassa filtro e il collettore non passa pi&ugrave; ai lati del propulsore perch&eacute; si trova di fronte all&rsquo;ammortizzatore. Se non &egrave; una rivoluzione questa...                          La nuova YZ450 F &egrave; stranissima anche esteticamente, perch&eacute; su una moto da cross il motore, il telaio e i vari componenti tecnici, tutti riposizionati, hanno una funzione di design oltre che tecnica. In qualsiasi condizione per avviare il motore occorrono almeno due tentativi: bisogna avere un po&rsquo; di pazienza, poi per&ograve;, il monocilindrico Yamaha non delude le aspettative. Sono sufficienti poche curve per capire che il rombo &egrave; inconfondibile, soprattutto per chi &egrave; in sella. Il sound l&rsquo;aspirazione, infatti, prende il sopravvento su quello di scarico! All&rsquo;inizio convincono l&rsquo;erogazione, fluida, e la risposta al gas, pronta ma per nulla brusca, caratteristica che consente di avere sempre tanta trazione a disposizione senza aprire troppo il gas. Poi, quando servono i cavalli per ottenere un&rsquo;accelerazione degna di questo nome, basta spalancare il gas, e nei casi limite usare anche la frizione come si faceva con le 250 due tempi, e il gioco &egrave; fatto. Quello che davvero stupisce &egrave; che questo propulsore asseconda sempre le esigenze del pilota, senza mai un rifiuto, un&rsquo;incertezza, mettendo in mostra un&rsquo;elasticit&agrave; fuori dal comune: con la terza marcia inserita &egrave; addirittura possibile affrontare le curve strette come le lunghe salite che portano ai salti doppi! Volendo per forza trovare un difetto si pu&ograve; affermare che in commercio esistono dei 450 che hanno un allungo migliore rispetto a quello offerto dal monocilindrico&nbsp;Yamaha... ma oggi, c&rsquo;&egrave; forse un pilota &ldquo;umano&rdquo; in grado di sfruttare al massimo una 450?                          Il motore ci ha convinto ma &egrave; la ciclistica il vero punto di forza di questa&nbsp;YZF. La moto &egrave; agilissima e si inserisce in curva con una facilit&agrave; conosciuta solo da moto di cilindrata inferiore. Inoltre, la complicata operazione di salto in scrub, che normalmente &egrave; un lavoro per piloti professionisti, risulta fattibile anche per un comune mortale. La YZ450F sorprende anche per al sua stabilit&agrave;; all&rsquo;aumentare della velocit&agrave;, infatti, continua a trasmettere sicurezza. Merito della distribuzione dei pesi, delle geometrie e delle sospensioni, che solo i piloti pi&ugrave; esperti e veloci potranno trovare un po&rsquo; morbide. I freni sono potenti e modulabili, esenti da difetti. Purtroppo non si pu&ograve; fare lo stesso discorso per la frizione, che non dimostrato di avere una scarsa resistenza alla fatica; addirittura, dopo diversi giri effettuati a buon ritmo, &egrave; necessario intervenire sul registro al manubrio per recuperare il gioco della leva. Un piccolo difettuccio insieme a tanti pregi. La YZ450F, infatti, &egrave; una moto eccellente, in grado di fare la differenza nei tratti lenti come in quelli veloci, una moto che sa stupire, sia le sue caratteristiche tecniche che per quelle dinamiche.                  La tecnica              5 valvole addio ne bastano 5      Chi manderebbe in pensione una moto che tra il 2008 e il 2009 ha vinto tantissimo, sia in Europa che in America? Lo ha fatto Yamaha, che evidentemente ha ritenuto di avere costruito un mezzo rivoluzionario ma anche efficacissimo. La nuova 450 di Iwata ha davvero poco in comune con il precedente modello. La novit&agrave; tecnica pi&ugrave; evidente riguarda il motore, che ora ha una testata a quattro valvole e un cilindro inclinato all&rsquo;indietro di 8,2-. Il basamento, l&rsquo;albero motore e i pistoni sono stati riprogettati in maniera tale da ridurre ingombri, peso e attriti e ottimizzare la centralizzazione delle masse. L&rsquo;alimentazione &egrave; a iniezione elettronica e il corpo farfallato di 44 millimetri di diametro, essendo posizionato nella parte anteriore della moto, proprio come sulle supersportive stradali, riceve grosse quantit&agrave; d&rsquo;aria da una scatola filtro di generose dimensioni, posizionata sopra il motore. Per questo motivo il serbatoio del carburante ( che contiene 6 litri di benzina) &egrave; stato spostato, arretrato e abbassato e termina parzialmente sotto la sella. L&rsquo;impianto di scarico, dotato di polmone di compensazione, ha forme molto sinuose, una scelta obbligata dovuta al fatto che era necessario ottenere collettori di una determinata lunghezza avendo pochissimo spazio a disposizione.                          Come optional &egrave; possibile acquistare un palmare, tramite il quale si possono variare diversi parametri motore per ottimizzare l&rsquo;erogazione. Il telaio perimetrale in alluminio &egrave; realizzato mediante idroformatura, sistema utilizzato anche per costruire e modellare il forcellone. L&rsquo;ammortizzatore Kayaba &egrave; stato montato in posizione meno inclinata rispetto al precedente modello, operazione possibile grazie allo spazio che si &egrave; liberato per il riposizionamento della scatola filtro. Va anche aggiunto che l&rsquo;ammortizzatore ha un pistone di 50 millimetri di diametro e il serbatoio del gas non &egrave; montato parallelo ma perpendicolare al corpo dell&rsquo;ammortizzatore stesso. La forcella arriva dalla Kayaba e internamente ha nuovi elementi di tenuta. L&rsquo;off set delle piastre di sterzo &egrave; passato da 25 a 22 millimetri.                  Identikit                      Motore        Monocilindrico, quattro tempi, raffreddato a liquido. Cilindrata 449,7 cm3. Alesaggio e corsa 97 x 60,8 mm. Rapporto di compressione 12,5: 1. Distribuzione a doppio albero a camme in testa, quattro valvole. Alimentazione a iniezione elettronica con un corpo farfallato di 44 mm &Oslash;. Lubrificazione forzata a secco. Avviamento a pedivella.                    Trasmissione        Primaria a ingranaggi, finale a catena. Frizione multidisco in bagno d&rsquo;olio con comando meccanico. Cambio a cinque rapporti.                    Ciclistica        Telaio perimetrale in alluminio. Sospensioni Kayaba: anteriore forcella pluriregolabile a steli rovesciati di 48 mm &Oslash;, corsa ruota 310 mm, posteriore progressiva con un ammortizzatore Kayaba pluriregolabile, corsa ruota 312 mm. Freni: anteriore un disco flottante di 250 mm &Oslash; e pinza flottante a due pistoncini; posteriore un disco 245 mm &Oslash; e pinza flottante a singolo pistoncino. Pneumatici: anteriore 80/100-21 51M; posteriore 110/90-19 62M.                    Dimensioni        Interasse 1.487 mm, lunghezza 2.191 mm, larghezza 825 mm, altezza 1.311 mm, altezza sella 999 mm. Capacit&agrave; del serbatoio carburante 6 litri.            

Ha il cilindro inclinato all'indietro e testa ruotata. Il nuovo motore convince

3 risultati per ' YZ400F'

Dalla Yamaha M1 al Super Ténéré: i 10 modelli più iconici della casa di Iwata

Yamaha e Rinaldi: 25 anni di successi

Prova novità - Yamaha YZ450F